La
storia della Certosa affonda le sue radici nel lontano 1396,
quando, grazie alle generose donazioni di Gian Galeazzo
Visconti, Duca di Milano, Conte di Virtù-Angleria-Pavia e
Signore di Siena e Pisa, iniziarono i primi lavori di
costruzione.
La custodia
del monastero fu poi affidata ai Certosini di Siena.
Offrirono la propria professionalità nella realizzazione del
progetto Bernardo da Venezia, "ingenierius generalis", tra i
suoi collaboratori principali Giacomo da Campione, uno degli
ingegneri più stimati del Duomo di Milano, disegnatore del
progetto della Certosa, e Cristoforo da Conigo, alle
dipendenze di Bernardo da Venezia, quale ingegnere della
costruzione e depositario del progetto primitivo fino al
1460. Collaboravano anche i Certosini facendo presente le
esigenze della loro particolare forma di vita monastica.
Il 3 settembre
del 1402, a 51 anni, sul punto di conquistare Firenze e sicuro
ormai del suo dominio su tutta l'Italia, Gian Galeazzo
Visconti lasciò, prima di morire un codicillo al testamento
con cui obbligava il suo primogenito Giovanni Maria ad
assegnare 10.000 fiorini alla fabbrica della Certosa, da
distribuire ai poveri al termine dei lavori. La morte del Duca
ostacolò subito i lavori della Certosa, che subirono un
forzato rallentamento.
La costruzione della chiesa iniziò solo nell'anno 1450,
quando Francesco Sforza, fattosi riconoscere come legittimo
successore dei Visconti, riconfermava ai Certosini le
donazioni ed i privilegi precedenti.
Nel 1473 si iniziò finalmente a lavorare
alla facciata della chiesa affidata agli scultori Cristoforo
ed Antonio Mantegazza. E finalmente il 3 maggio 1497 venne
celebrata, (poco più di cento anni dalla posa della prima
pietra) la consacrazione. Mancava il portale che sarebbe
stato realizzato qualche anno più tardi da Benedetto Briosco.
Sul finire del Quattrocento e nei primi decenni del secolo
successivo, eventi militari travolsero la Lombardia. Milano,
ad esempio, era passata sotto il dominio francese e alla
Certosa si dispersero rapidamente gli artisti e gli artigiani
che, da oltre cent'anni, si tramandavano l'arte e
l'artigianato di generazione in generazione. Nel frattempo -
siamo già nel 1514 - i Certosini fecero edificare, nel 1514,
altre trentasei celle e trasformarono, le prime 24 celle e gli
altri edifici del monastero, a discapito della severa unità
della costruzione primitiva. Nel 1549 fu ripreso il lavoro
nella facciata della chiesa secondo il nuovo progetto di
Cristoforo Lombardi, la realizzazione dei codici miniati, dei
candelabri in bronzo, si costruì il nuovo altare maggiore e
l'iconostasi che separa il coro dei monaci dal transetto. Nel
1564, fu edificato un monumento funerario per Ludovico il Moro
e Beatrice d'Este, scolpito nel 1497 da Cristoforo
Solari.
Il secolo XVII vide ancora la Lombardia teatro, per periodi più o
meno lunghi, di guerre, devastazioni, saccheggi, carestie,
pestilenze causate dal passaggio degli eserciti invasori. Nei
periodi di pace in Certosa si continuò a lavorare. Furono
ristrutturati la Sacrestia Nuova e il Palazzo Ducale, si
rinnovarono gli altari delle Cappelle furono realizzate le
cancellate in bronzo e ferro battuto (per delimitare la zona
posta a clausura e quella accessibile ai fedeli), furono
scolpite le colossali statue allineate a fianco delle navate
minori della chiesa.
Con l'avvento dell'Illuminismo con le riforme in campo culturale,
economico e fiscale, la Certosa accusava il colpo più nefasto
della sua lunga storia.
Giuseppe II, con un'indebita intromissione nel campo
ecclesiastico, decretava, nell'anno 1782, la soppressione
degli Ordini contemplativi.
Con la partenza dei monaci dalla Certosa si perse la secolare
testimonianza di vita silenziosamente operosa e divenne un
monumento senza vita ricco d'arte.
Due anni dopo la soppressione dei Certosini, la Certosa fu
affidata, nel 1784, ai Cistercensi poi ai Carmelitani, finchè
nel 1810 Napoleone soppresse anche quest'ordine.
Iniziò un periodo di decadenza per la Certosa. In quegli anni fu
asportato il polittico del Perugino destinato all'accademia di
Brera, poi venduto alla Galleria Nazionale di Londra. Il coro
dei "conversi", iniziato nel 1498 da Bartolomeo Polli 1502, fu
disfatto e gli stalli furono adottati ad uso di biblioteca.
Durante l'occupazione francese furono rubate le coperture in
piombo delle tettoie, ora ricoperte da tegole.
Grazie all'interessamento di alcuni nobili milanesi, i monaci
certosini tornarono, nel 1843, ma con la legge del luglio 1866
del Governo italiano, dovettero abbandonare di nuovo la
Certosa che passò alla cura del Ministero della Pubblica
Istruzione.
Con i Patti Lateranensi, tra i rappresentanti del Ministero
della Pubblica Istruzione e l'ordine dei Certosini fu
stipulato, nel 1930, un contratto trentennale con il quale si
concedeva ai monaci di poter rientrare in Certosa ma in
condizioni veramente difficili. I Certosini due anni dopo
tornarono ancora una volta alla Certosa, sostituiti dai
Carmelitani nel 1949 fino al 1961.
Fu stipulato un nuovo contratto con i monaci cistercensi nel
1968. Con la loro vita di preghiera e lavoro, "ora et labora",
i monaci ci aiutano a capire meglio la Certosa stessa che
fondamentalmente è un luogo di preghiera. |