Edificata da Giuliano Argentario su ordine dell'arcivescovo Ursicino durante la prima metà del VI sec.. è situata a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna ed è una delle
basiliche meglio conservate della città. E' famosa per la sua struttura architettonica e per i mosaici e i sarcofagi marmorei degli antichi arcivescovi disposti lungo le
navate laterali.
Quando 1500 anni fa fu costruita, si trovava in riva al mare. L'imponente architettura della pianta basilicale fu a suo tempo pensata e realizzata sulle rive dell'Adriatico, che oggi si trova a qualche chilometro di distanza. E infatti accanto alla basilica troviamo oggi la grande area archeologica dell'antica città di Classe, sede della flotta romana.
IL centro abitato di Classe ha anche una stazione ferroviaria, bus n. 4, parcheggio auto, parcheggio pullman,
area sosta camper gratuita e punto per l'informazione turistica nelle adiacenze.
Sant'Apollinare Nuovo
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Nel centro di Ravenna, Sant'Apollinare Nuovo nata come luogo di culto ariano, nel VI secolo fu consacrata a San Martino di Tours (era denominata San Martino in Cielo d'Oro). L'attuale denominazione della basilica risale al IX secolo, periodo in cui le reliquie del protovescovo Apollinare, a causa delle frequenti incursioni piratesche sulla costa ravennate, per ragioni di sicurezza, furono trasferite dalla basilica di Sant'Apollinare in Classe in quella intramuraria di San Martino che venne rinominata, appunto, Sant'Apollinare Nuovo.
La basilica fu fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come chiesa di culto ariano con il nome di Domini Nostri Jesu Christi. Fu la chiesa palatina di Teodorico (cioè una chiesa per l'uso della sua corte).
In seguito alla conquista della città da parte dell'Impero bizantino (540) l'imperatore Giustiniano passò in proprietà della Chiesa cattolica tutti i beni immobili già posseduti dagli ariani. Tutti gli edifici legati ai goti e all'arianesimo furono integrati al culto cattolico. La basilica ex teodoriciana venne riconsacrata a San Martino di Tours, difensore della fede cattolica e avversario di ogni eresia.
Sant'Apollinare Nuovo porta i segni tangibili di quest'operazione: la fascia sopra gli archi che dividono le navate era corredata da un ciclo di mosaici con temi legati alla religione ariana. Su iniziativa del vescovo Agnello, il ciclo fu cancellato e la fascia ridecorata ex novo. Furono risparmiati solo gli ordini più alti (con le "Storie di Cristo" e con i profeti), mentre nella fascia più bassa, quella più grande e più vicina all'osservatore, si procedette a una vera e propria ridecorazione, che salvò solo le ultime scene con le vedute del Porto di Classe e del Palatium di Teodorico, sebbene epurate per una damnatio memoriae di tutti i ritratti, che probabilmente appartenevano a Teodorico stesso e ai suoi dignitari.
Tomba di Dante Alighieri
La tomba di Dante è il sepolcro in stile neoclassico del poeta Dante Alighieri eretto presso la basilica di San Francesco nel centro di Ravenna. Il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della propria esistenza nella città romagnola, morendovi nel 1321. La tomba è monumento nazionale ed attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata "zona dantesca". All'interno dell'area sono compresi la tomba del poeta, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, che ospitano il Museo Dantesco
Sul letto di morte Dante Alighieri volle essere vestito col saio francescano. Scelse come luogo di sepoltura il convento dei Frati Minori, arrivati a Ravenna nel 1261. I solenni funerali furono celebrati nella chiesa; il poeta fu originariamente sepolto nell'area cimiteriale: un chiostro facente parte dell'attiguo convento.
Il chiostro è chiamato secondo la tradizione Quadrarco di Braccioforte, perché si ritiene che in quel luogo due persone invocarono, come garante di un loro contratto, il “braccio forte” del Salvatore, la cui immagine era dipinta in loco. Oggi un solo lato del chiostro è porticato. La famiglia Da Polenta era proprietaria di una cella: al suo interno fu collocato il sarcofago con le spoglie di Dante.
Nel 1441 i Da Polenta furono spodestati dalla Repubblica di Venezia. Da allora la cella con le spoglie di Dante cadde in stato di abbandono. Nel 1483 il podestà veneto, Bernardo Bembo, restaurò ed ampliò la tomba a sue spese. Affidò l'incarico allo scultore Pietro Lombardo che, nell'eseguire l'opera, si avvalse della collaborazione dei suoi figli. Sopra al sarcofago scolpì un bassorilievo raffigurante Dante pensoso davanti ad un leggio.
Nel 1778, quando s'insediò a Ravenna come legato pontificio Luigi Valenti Gonzaga, il cardinale decise la costruzione di un nuova tomba. Fu incaricato l'architetto ravennate Camillo Morigia.
Costruita nel biennio 1780-81 al di sopra della precedente struttura quattrocentesca, la tomba, a pianta quadrata, è a forma di tempietto neoclassico coronato da una piccola cupola sormontata da una pigna. Separato dalla strada da una stretta delimitazione, presenta una facciata esterna molto semplice, con una porta sovrastata dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga, e sulla cui architrave è scritto, semplicemente e in latino: "Dantis poetae sepulcrum".
Spiccano due elementi decorativi: una serpe che si morde la coda, simbolo dell'eternità della fama del Poeta e lo stemma del cardinale Gonzaga. La Porta di accesso fu costruita in legno.
A destra del monumento funebre si apre un piccolo giardino. Nel medioevo era il chiostro ove si tennero i funerali di Dante ed ove il poeta fu originariamente sepolto. Dal 1921 il giardino è chiuso da una cancellata in ferro battuto realizzata dal veneziano Umberto Bellotto.
La tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana con sopra scolpito (sempre in latino) l'epitaffio in versi dettato da Bernardo Canaccio nel 1366):"Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque
lustrando cecini voluerunt fata quousque
sed quia pars cessit melioribus hospita castris
actoremque suum petiit felicior astris
hic claudor Dantes patriis extorris ab oris
quem genuit parvi Florentia mater amoris"
Negli anni 1920 fu effettuato un restauro importante della Tomba ad opera dell'architetto Ambrogio Annoni, che si avvalse della collaborazione dello scultore Lodovico Pogliaghi. Al termine del restauro le vecchie porte in legno furono sostituite dalle attuali porte in bronzo, donate dal municipio di Roma.
Nel 2020 la tomba è stata sottoposta a un nuovo restauro in previsione delle celebrazioni per il VII centenario della morte del Sommo Poeta (13 settembre 2021). Sono stati effettuati interventi di restauro che hanno interessato l'area di Quadrarco di Braccioforte nonché l'apparato decorativo, sia all'esterno che all'interno del tempio. Dopo l'ultimazione dei lavori è stata riposta all'interno del sepolcro la croce che fu donata nel 1965 da papa Paolo VI, benedetta da papa Francesco. Segno della risurrezione, si tratta di una croce greca con quattro ametiste incastonate alle estremità. È collocata sopra la lastra marmorea del Lombardo.
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