Totale km .7994 Cambio 1€=11,7 Dirhan
Alle 8 partiamo per il porto di Algeciras dove ci aspetta il traghetto per Tangeri alle 10,30. Partenza con mezz’ora di ritardo. Mettiamo gli orologi indietro di due ore perché così è in Marocco (un’ora per l’ora legale europea e un’ora per il fuso orario africano) e quindi arriviamo a Tangeri Med alle 9,50 (arriviamo prima di essere partiti!). Operazioni doganali abbastanza rapide. Cambiamo subito 500€ per 5730 Dhiram. Rimettiamo in funzione i baracchini che avevamo occultato per timore di sequestro, ma i doganieri nemmeno guardano le antenne. Prendiamo l’ottima autostrada che porta verso il sud del paese.
Oltrepassiamo Larache e arriviamo a Moulay Bousselam al Camping International prospiciente la laguna Merja Zerga. Scegliamo dei posti ombreggiati da palme e oleandri. Il camping è quasi deserto, la posizione fronte mare è ottima per la brezza, perché il caldo comincia proprio a farsi sentire. Facciamo la prima passeggiata sulla spiaggia. Il mare è in bassa marea e le barche dei pescatori sono tutte adagiate in secca. Sulla spiaggia i pescatori hanno portato a vendere il frutto della loro giornata lavorativa: tanto bel pesce fresco, saraghi, orate, tonnetti e tanto altro. Squamati e lavati direttamente in mare sono pronti per la vendita. L’acqua a dire il vero non è proprio limpida, ma i ragazzi fanno il bagno allegramente insieme ai resti dei pesci, e tanto è!.
Questo è il primo impatto vero con il Marocco. Con canne rudimentali molti di questi giovani pescano una quantità sorprendente di pescetti argentati. Veniamo “pescati” anche noi da un giovane di nome Khalil che si dichiara guida ufficiale del parco lagunare e per il giorno dopo ci offre di andare con due barche (siamo ormai in 10 persone) a vedere la fauna locale. Fissiamo per 100 Dh a barca per le 10 di domani. Andiamo quindi a fare un giro per il paese che è a due passi in alto sul promontorio. Una grande terrazza ci offre una vista spettacolare della laguna in bassa marea. C’è anche un mercatino di strada dove acquistiamo meloni, focacce farcite e un ottimo pane fatto a ciambella tipo focaccia casalinga (che troveremo poi in tutto il Marocco).
Compriamo una scheda telefonica della Marocco-Telecom per telefonare in Italia senza essere dissanguati dalle nostre compagnie telefoniche (100Dh=10€ è durata per tutto il tempo). Siamo in periodo di Ramadam e quindi la gente locale non mangia e non beve fino alle 19,30 per cui è buona norma non bere o mangiare sfacciatamente in pubblico. Alle 19,30 in punto il Muhezin annuncia dal minareto la fine della giornata di Ramadam e tutti impazziscono. Prima però si recano al minareto per la funzione, poi a mangiare e stramangiare fino alle 4 di mattina quando il Muhezin annuncia l’inizio del nuovo giorno di Ramadam, questo tutti i giorni fino al 19 di agosto quando termina il mese di digiuno collettivo. Ritorniamo ai camper sotto le palme e ceniamo sotto i tendalini tutti insieme. Temperatura fresca che fa indossare la felpa e poi il pile. Alle 22,30 siamo tutti a letto stanchi morti. P a Moulay Bousselam, Camping International (Marocco) (N34°52’33,5” W-6°17’18,4”). Campeggio ombreggiato in riva alla laguna, con moltissimi posti liberi. La temperature serale è molto fresca Km.180
La nottata è stata molto fresca e ci ha rigenerato dalla calura pomeridiana di ieri. Mattinata di nebbia fitta che si alza un po’ verso le 10. Arriva Khalil con i due barchini dove ci sistemiamo opportunamente. Partiamo alla volta della grande laguna per vedere la sua fauna, compreso i grossi granchi che colonizzano le parti di terra lasciate scoperte dalla marea. Osserviamo i flamencos, le garzette, gli aironi rossi e cinerini e tanti altri uccelli migratori che popolano questo sito. Il giro, molto interessante, dura due ore invece di una come pattuito, e anche il prezzo raddoppia, non solo, ma chiede anche una mancia per il motorista accompagnatore della seconda barca. Bisogna contrattare. alla fine il tutto ci costerà 450 Dh, ma ne valeva la pena.
La temperatura rimane fresca anche dopo pranzo e questo ci induce, dopo il relax, a fare una partita di bocce appena comprate in Francia. Quindi andiamo di nuovo in paese a vedere il piccolo souk brulicante di gente per fare un po’ di spese. Gli odori fortissimi del pesce sui banchi, delle montagne di spezie, della frutta e della carne appena macellata è molto forte e come primo impatto lascia storditi e frastornati. Vengono in mente bolge infernali e siamo contenti di aver fatto tutte le vaccinazioni opportune prima di partire.
Scendiamo sulla grande spiaggia che fronteggia l’Oceano aperto dove innumerevoli sono i bagnanti. Molte le donne che fanno il bagno con le vesti rigorosamente in nero, ci sono anche asinelli e dromedari bardati che portano in giro per la spiaggia i turisti. Rientriamo ai camper per la cena sotto il tendalino. Temperatura da felpa pesante e molta umidità dal mare. A letto alle 22. P a Moulay Bousselam, stesso campeggio. Km 000
Operazioni di carico e scarico e partenza per il sud. A Casablanca appena il tempo di parcheggiare davanti alla Moschea di Assan II ci dicono che per il Ramadam non fanno la visita delle 14,30 e nemmeno domani sarà aperto perché essendo venerdì, giorno di preghiera, la moschea sarà utilizzata per la funzione religiosa. Riprendiamo quindi subito strada verso sud lasciando la visita per la fine del viaggio quando ripasseremo da Casablanca e il Ramadam sarà terminato.
La litoranea costeggia il mare e ci fermiamo dopo appena una decina di km per il pranzo davanti a un’isoletta rocciosa dove si trova il tempio (o marabutto) di Sidi Abderrahamane, dove solo i musulmani possono entrare. Siamo subito assaliti da parcheggiatori abusivi che vogliono l’obolo per la sosta. Mangiamo tranquillamente nonostante ogni tanto qualcuno bussi al vetro per ottenere qualche dhiram. Ripartiamo per arrivare fino al campeggio di El Jadida. Il nostro navigatore ci porta precisi davanti all’ingresso. Sistemati i mezzi (sono le 16,00) andiamo a piedi, con una passeggiata di 20 minuti, a vedere la cité portuguese e il souk nella medina.
La cittadella costruita dai portoghesi occupanti dal 1506 al 1769 si chiamava Marzagan, possedeva possenti mura bastionate armate di grossi cannoni puntati verso l’Oceano. Nel 1800 venne ribattezzata El Jadida (La Nuova). Passeggiata sui remparts tra cannoni e caditoie a picco sul mare. Grande confusione nel souk della medina, ma abbastanza ordinata e fruibile, dove la parte più affascinante e terribile è quella dei macellai, che tra l’altro non vogliono assolutamente essere fotografati, pena minacce e male parole (in arabo!). Qualche acquisto di frutta, pane, qualche CD di musica etnica e poi rientriamo ai camper alle 19 per la cena. E’ troppo fresco per cenare fuori all’aperto. Parcheggio a El Jadida, Camping International, 70 Dh/giorno (N33°14’23,9” W8°29’17”) ordinato, ombreggiato, con un giovane gestore che si prodiga per farci sentire in famiglia. Nebbiolina serale con qualche goccia di pioggia. Temperatura serale di 25°. Km.340
Partenza dal camping ore 9,00. Direzione ancora verso sud. Ci fermiamo al faro di Cap Beddouza, alla fine del paese, in alto. In basso alla base dell’abitato c’è una bella insenatura di sabbia dorata dove alcuni pescatori selezionano alcuni molluschi, per noi sconosciuti, ma dicono buonissimi da cucinare. C’è anche un campeggio fronte mare, privo di tutto, deserto con una sola tenda vuota svolazzante nella brezza nebbiosa mattutina. E’ ancora abbastanza fresco, ci chiediamo quando arriverà il caldo vero del Marocco.
Ripartiamo per la litoranea, belle spiagge e rocce alte selvagge dove l’Oceano si infrange con violenza. Arriviamo a Safi dove parcheggiamo sotto le mura della città (unico parcheggio possibile N32°18’0,6” W-9°14’25,3”) e veniamo subito “catturati” dal parcheggiatore che si offre come guida per visitare i laboratori di ceramica per i quali la città è famosa. Vasto giro all’interno di questi e come previsto arriviamo alla sala esposizione dove immancabilmente acquistiamo oggetti. Molto belli i colori e la fattura di queste ceramiche ricercate dagli intenditori. Gli antichi forni a legna oggi sono sostituiti da quelli alimentati a gas. Rientriamo ai camper con gli acquisti dei prodotti ceramici per 550 Dh (55€ circa).
Riprendiamo strada per Essaouira. Strada costiera bella, ma pericolosissima perché la parte asfaltata della sede stradale è molto stretta e due mezzi che si incontrano non ci passano per cui ci si deve spostare sulla parte sterrata con il pietrisco che vola dovunque. La velocità dei camion poi è sempre eccessiva e quindi i sassi si sollevano in quantità colpendo a casaccio. Alcuni di questi “proiettili” colpiscono il parabrezza di due equipaggi, uno non provoca danni apparenti, il secondo crea un buco grosso come una mela che verrà nascosto alla vista con vetrofanie per i prossimi giorni. Arriviamo a Essaouira ed entriamo nel Camping Sidi Magdoul portati con precisione millimetrica dal nostro Garmin. Parcheggio a Essaouira al Camping Sidi Magdoul, (31°29’29,4” W-9°45’48,4”) piccolo ma ombreggiato con piante di eucalipto. Rimane vicino al faro a sud della città, un po’ lontano per la visita della medina, ma ci sono tanti taxi, più economici delle nostre navette. Serata ancora fresca che non permette di cenare fuori tutti insieme. Km.270
Con i taxi arriviamo in città. Visita al porto, dove i cantieri costruiscono ancora grossi pescherecci in legno e le loro strutture sono come grandi scheletri che si innalzano verso il cielo. Bravissimi maestri d’ascia che forse da noi non esistono più. L’odore forte del mercato del pesce che scaricato fresco fresco viene venduto subito al pubblico è molto intenso. La Porte della Marina introduce alla medina, la parte antica della città circondata da mura, che è il centro storico vero e proprio dove si svolgono tutte le attività commerciali tipiche. Saliamo sui bastioni dalla Skala de la Ville, dove si trova il souk degli intagliatori di legno, fino al cilindrico bastione nord per poi discendere tra l’intrico di stradine interne dove si svolge la vita frenetica di tutti i giorni. Prendiamo un tè alla menta in un bar con le sedie all’aperto ed anche qui troviamo, come ormai succede spesso, un marocchino che parla anche italiano, o almeno si fa capire.
Gruppi numerosissimi di turisti, soprattutto italiani si intrecciano nelle vie. Rientriamo ai camper per mangiare e poi partenza in direzione est, verso Marrakech. La temperatura che per adesso si è mantenuta assai fresca, verso l’interno comincia a farsi torrida. Dai 27° si passa rapidamente ai 48°in appena 10 km di strada. Dobbiamo chiudere i finestrini per non essere investiti da un’aria rovente che fa male agli occhi. Usiamo per la prima volta in Marocco l’aria climatizzata per abbattere la calura. E’ arrivato il caldo, improvviso come una mazzata. Ci fermiamo alla cooperativa femminile per la produzione dell’olio di argan, famoso per le sue proprietà cosmetiche e alimentari. L’acquisto di alcune bottigliette del prezioso liquido ci prosciuga il portafoglio.
Arriviamo dopo un lungo giro al campeggio di Marrakech. Sistemazione dei mezzi e poi accordi con la reception per i taxi (60 Dh) di domani per la visita alla città e lo spettacolo serale da Chez Alì (450Dh/persona con cena e spettacolo). Il caldo è ancora molto elevato quando andiamo a letto. Accendiamo i due ventilatori e spalanchiamo tutte le aperture. Nella tarda nottata si respira un po’ di fresco. P a Marrakech al Camping Le Relais de Marrakech (70Dh/persona+25 elettricità) (N31°42’23,4”W-7°59’22,2”). Caldissimo 38°/40°. Km.180
Partenza con i taxi per la visita alla città. Telefonato alla guida ufficiale di cui avevamo il numero dall’Italia, che aspetta nella piazza Djamaa el Fna e che ci accompagna al quartiere ebraico ( Mellah), al palazzo Bahia, le tombe Saadiane, alla moschea Ben Youssef nel suok con la sua Madrasa, (scuola coranica). Il souk è quasi deserto e molte botteghe sono chiuse a causa del Ramadam. La principale piazza che di solito brulica di gente, venditori, saltimbanchi e giocolieri è anch’essa poco frequentata a quest’ora, si ripopolerà dopo le 19 quando il Mullah darà inizio all’interruzione del Ramadam per la serata, fino alla mattina dopo. Davanti a questa piazza fa bella mostra di se la moschea Koutoubia, con il suo minareto altissimo. Pranzo in un bel riad, accogliente, rinfrescato con spruzzi di acqua nebulizzata. Tanti antipasti vegetali saporiti poi piatti a base di tajin di pollo al limone e couscous di vegetali. Porzioni luculliane che purtroppo nessuno riesce a finire. La nostra guida si allontana discretamente perché non può mangiare ne bere fino a questa sera.
Dopo pranzo la visita continua passando da un venditore di tappeti (convenzionato con la guida), con l’immancabile rito del te alla menta, al tessitore di stoffe, al vasaio di cocci, al venditore di abbigliamento in pelle. L’aria è sempre rovente e non scende sotto i 48°. Testa bagnata sotto i cappelli di paglia, ma non si suda, il sudore evapora prima di bagnare gli abiti. Beviamo acqua a più non posso. Ci chiediamo come fanno i marocchini osservanti a non bere per tutto il giorno. Loro dicono che un mese all’anno fa bene all’organismo e allo spirito nel nome di Allah. Concludiamo il giro con la visita al quartiere berbero. Prendiamo i taxi per il ritorno alle 16. Docce, relax e docce ancora. La temperatura non scende!.
Alle 20,30 arrivano i taxi per andare da Chez Alì. Accoglienza da Mille e Una Notte. I musicanti accolgono gli ospiti con balli e canti vestiti con abiti tradizionali. Luci suoni, colori frastornano la testa. I tavoli e le sedie sono ricoperti da tessuti di raso, le luci sapientemente dosate mettono in risalto i costumi dei servitori. I piatti degli antipasti sono numerosi e appetitosi. Il primo è una zuppa di cereali buonissima servita nelle scodelle di coccio, i secondi sono adagiati in enormi e pregiati tajin serviti caldissimi, a base di pollo, agnello, vegetali e couscous. Bevande a base di vini, rossi e bianchi, acqua minerale e birra. Il tutto accompagnato da musiche etniche e balli di figuranti tra i tavoli. Alle 22,30 comincia lo spettacolo dei berberi a cavallo nell’arena, con evoluzioni acrobatiche, cariche di cavalieri armati di fucile che sparano a pochi metri dagli spettatori in una baraonda assordante. Lo spettacolo si conclude con la sfilata dei figuranti in costume tradizionale, tamburi e trompet in un turbinio di luci e suoni coinvolgente. Torniamo ai camper con i taxi che aspettano fuori al parcheggio. Sono le 24 passate e adiamo a letto contenti. Parcheggio a Marrakech in campeggio. Questa sera la temperatura è piacevole, 28° e ventilata, si dorme bene. Km. 000
La temperatura stamani alle 7 è di 25°, quasi freddo. Partenza dal camping alle 9. Prima di prendere la strada per Uarzazate ci fermiamo al supermercato Marjane a fare un po’ di rifornimento alimentare, acqua minerale, pane e altre cosette, poi partenza per la N9 direzione est. Tutta strada normale. Le pattuglie della Gendarmerie Royale sono frequenti, ma non ci fermano mai, se non una volta ma solo per augurarci una buona permanenza in questo paese. La strada che comincia a salire sull’Atlas attraversa un paesaggio lunare roccioso e quasi del tutto privo di vegetazione, dai colori dominanti in tutte le sfumature del giallo e del rosso. La strada si inerpica per numerosi tornanti, ma è abbastanza larga e con tratti rettilinei che permettono di sorpassare i lenti camion stracarichi di merci e di bovini e asini stipati in vari piani.
S'intravedono i villaggi berberi che si confondono con il paesaggio perché costruiti con lo stesso materiale e colore di esso, terra e paglia. Le soste sono frequenti per scattare foto ed i camion sorpassati ci risorpassano nel loro lento andare in un gioco continuo di alternanza. Raggiungiamo il passo Tizi-n-Tichka a quota 2260 metri e ci fermiamo in un largo spiazzo per la sosta pranzo. Dal nulla totale compare un giovane che vende souvenir, non ci sono case o villaggi nel raggio di km, da dove sarà saltato fuori? Mistero. Così, per molte volte in questo viaggio, succede che dal deserto assoluto all’improvviso compare qualche personaggio che vende qualcosa. Compriamo due belle pietre con ammonite barattandole con qualche maglietta e un cappellino. L’aria non è più calda come a Marrakech, ma comunque nemmeno fredda per la quota a cui siamo. Oltrepassiamo il passo e prendiamo la P1506 per Telouet, ma ci rendiamo conto subito che la strada non è adatta ai nostri mezzi a causa delle numerose buche profonde e pericolose. Torniamo sulla nazionale rinunciando alla visita della kasbah. Al bivio per Ait Benhaddou prendiamo per il famoso villaggio berbero.
Paesaggi stupendi si aprono davanti a noi. Deserto non più roccioso ma ondulato di colline brulle, infinite, tagliate dalle ferite dei torrenti asciutti in tortuosi meandri. Il nastro d’asfalto sembra un sottile filo che le unisce in un unicum dai colori ocra e giallo. Arriviamo ad Ait Benhaddou e troviamo subito l’albergo Kasbah du Jardin dove si trova il nostro campeggio. Prendiamo accordi con la guida che domani ci accompagnerà a visitare la famosa kasbah e l’agadir (granaio fortificato). Intanto relax con le sedie in circolo fino alle 20, ora di cena. L’aria è talmente fresca che ci impedisce di apparecchiare fuori e quindi ceniamo sul camper, dove la temperatura è di 32° asciutta e gradevole, poi qualche chiacchiera fuori indossando le felpe. Parcheggio a Ait Benhaddou al Hotel La Kasbah du Jardin. Servizi minimi. Tempo bello tutto il giorno e temperatura fresca serale. (N31°2’51”W-7°8’7,6”). Km.210
Visita alla kasbah con la guida Alì che arriva puntuale alle 8,30 (400 Dh per 10 persone tutto compreso). Lo scenario è ricchissimo di emozioni. Questo è l’antico villaggio meglio conservato di tutto il Marocco. E’ stato il set di molti film come Lawrence d’Arabia, Sodoma e Gomorra, Gesù di Nazareth, Alessandro Magno, il te nel deserto, il Gladiatore e tanti altri. Si entra nella kasbah guadando il fiume, adesso in secca, che la separa dal nuovo nucleo urbano abitato. Vi abitano solo sei famiglie mantenendo la tipologia abitativa originale berbera. Ne visitiamo due, all’interno temperatura fresca data dalla coibentazione dei muri in terra e paglia che la isolano dal caldo esterno. Finestre piccole e porte basse per non disperdere il fresco interno. Alte torri, magnificamente decorate dall’argilla e paglia proteggono l’ingresso al villaggio. Il colore dominante al solito è quello del territorio circostante. Il nucleo urbanofitto di case addossate alla collinetta è ricche di prominenze verticali, torrette, terrazze, pinnacoli, tutti in terra impastata con paglia, collegate da stradine strette, dove al massimo passano due persone. Si inerpicano fino all’agadir, il vecchio granaio fortificato che custodiva le riserve alimentari nella parte più inaccessibile della kasbah. Molti turisti in giro. Dall’alto si nota ancora lo spiazzo ellittico ricavato alla base di una collinetta dove furono girate le scene di lotta nell’arena del film il Gladiatore.
Il sole a picco brucia i nostri occhi protetti dagli occhiali ed il caldo comincia a essere insopportabile, su e giù per questi vicoli il sudore non bagna nemmeno le magliette, asciuga prima. Ma lo spettacolo ripaga da questo disagio e a malincuore la guida ci accompagna fuori dalla kasbah perché la visita è finita. Alle 11,30 riprendiamo strada nella valle in direzione di Telouet , ricchissima di palme da dattero, mais e verzure. I villaggi si susseguono, tutti affascinanti. Gli edifici, con torri e pinnacoli sono decorati con intonaci di terra e paglia, senza spigoli vivi e si distaccano dal paesaggio che li circonda solo dalla ombre che il sole crea giocando tra le minuscole finestre, gli angoli delle case e i tagli che i vicoli producono tra di esse. Il colore omogeneizza paesaggio e villaggi. Arriviamo fino a Achahoud a circa 15 km da Ait Benhaddou in direzione di Telouet , poi giriamo per tornare indietro, la strada è impercorribile con i nostri camper. E’ destino che non riusciamo a raggiungere Telouet e la sua bella kasbah. Ad ogni fermata per fare foto veniamo circondati da ragazzini che spuntano dal nulla assoluto, per vendere qualcosa o chiedere soldi.
Torniamo sulla principale N9 e dirigiamo per Ouarzazate, fermandoci per il pranzo nel parcheggio della Atlas Corporetion Film, che visitiamo prima a piedi nel piccolo museo-esposizione di vecchie scenografie di famosi film, e poi veniamo indirizzati con i camper a visitare liberamente i vari set sparsi nel deserto circostante. E’ di nuovo caldissimo, l’aria è rovente. La stradina si snoda desolata e sassosa tra le dune fino ai piedi della città di Gerusalemme (tutto finto, ricostruite le sue mura e gli interni), sotto le cui mura fatte di enormi pietre (in resina) facciamo la foto storica dei nostri camper con la città alle spalle. Poi dirigiamo sul set con la Mecca per un film marocchino e infine entriamo in un magnifico villaggio con kasbah ricostruita per un film sul terrorismo internazionale. Davanti agli Studios c’è il bivio per visitare una kasbah vera, quella di Tiffoultoute, dove veniamo accolti nel magnifico riad fresco e areato, tappeti ovunque, tavoli bassi e canapè dove ci servono il te alla menta e poi l’invito a visitare la terrazza panoramica per vedere dall’alto la storica kasbah, dato che questa, essendo pericolante, non possiamo visitarla all’interno. Bella accoglienza, ma la kasbah la vediamo solo dall’esterno.
Arriviamo al camping di Ouarzazate dove sistemiamo i camper (gli ospiti sono quasi tutti italiani). Il gestore è anche titolare di una agenzia che organizza gite nel deserto e per questo ci propone di prenotare già da qui la visita alle dune di Merzouga, così quando giovedì arriveremo è tutto pronto per l’accoglienza. Un po’ perplessi siamo titubanti, ma poi, con qualche dubbio, concludiamo il contratto, firmato dalle parti, con la consegna della metà della cifra ora e l’altra metà all’arrivo a Merzouga. Andiamo a letto convinti di aver fatto ottima cosa. Parcheggio a Ouarzazate al Camping Municipale (N30°55’23,6” W-6°53’12,6”). Serata molto calda 38° alle 22,00 ventilatori accesi e finestre aperte. Km.82
Notte calda, ma verso le 4 occorre tirare su il lenzuolino perché fa fresco. Partenza per la valle del Dades verso Skoura lungo la N10. Oltrepassiamo la kasbah di Amerhil che si vede al di la del fiume e proseguiamo fino a Boumalne Dades, dove deviamo verso sinistra entrando nelle Gorges du Dades. Una serie di bei villaggi in terra battuta con pinnacoli e torri che si mimetizzano con il paesaggio inanellano questa strada. La vegetazione lungo il Dades è verde e rigogliosa, mais, orti, foraggio, fichi, palme, noci, pioppi, creano come un confine netto tra la zona umida e fertile e il deserto petroso senza un filo d’erba poco più in la. Arriviamo dopo una quindicina di km alle gole vere e proprie. La strada sale improvvisa vertiginosamente, con tornanti ripidi e strettissimi. In un paio di km si lascia il fondovalle e si sale di 700 metri.
Pareti a strapiombo sul fiume in basso. Vertigini. Alla sommità tiriamo un sospiro di sollievo e ci fermiamo nel bar del passo a prendere un te alla menta. La terrazza dove lo servono sporge a il bar dei tornanti del Dades sbalzo sulle gole. Altre vertigini. Le mani sudano non per l’aria, che è fresca, ma per il senso di precarietà di questo luogo. Si prosegue ancora per qualche km, sempre in quota ma pianeggiante, poi si scende di nuovo in valle a sfiorare l’acqua del fiume, gola strettissima chiusa da altissime pareti verticali di roccia rossa. Viene da pensare alla potenza di questo fiumiciattolo che in epoche preistoriche ha scavato con forza queste rocce che alla vista sembrano così solide. Arriviamo fino a Ait Magrad e poi torniamo indietro, discendendo con molta cautela i tornanti fatti precedentemente. Arriviamo alla nazionale prendendo la N10 verso Tinerhir. Qui prendiamo a sx addentrandoci nelle gole del Todra fino al campeggio dove ci sistemiamo comodamente. P a 5 km da Tinerhir nelle Gorge du Todra (85Dh) Camping Le Soleil, (N31°32’51,4”W-5°35’23,5”) ombreggiato e con grandi piazzole. Alle 19 la temperatura è di 32°, piacevole. Km 170
Sono le 8,00. Visita alle Gorges du Todra. Dopo 6 km dal campeggio entriamo nella stretta gola che il fiume ha scavato nella roccia. Il rumore dell’acqua che scorre, accompagna la strada. Molta gente, nei sacchi a pelo, dorme ancora nell’alveo fresco del fiume con i piedi a contatto dell’acqua. Affascinante. Pareti rosse a picco sulla strada fanno anche da scuola di roccia per scalatori. Il cielo è una striscia azzurra lassù in alto. I rumori sono ampliati dalla risonanza di queste pareti così vicine tra loro e lo sciabordio del torrente sembra quello di un fiume in piena. Alla fine delle gole un ristorante e una serie di bancarelle di souvenir concludono lo scenario. Proseguiamo per altri 10 km. Ma la parte monumentale è già finita.
Riprendiamo la nazionale N10 percorrendo zone desertiche pianeggianti ricoperte di sassolini neri e poi subito dopo deserto sabbioso, e poi piccole tempeste di sabbia, e poi dune dalla sabbia arancione, e poi ancora deserto nero fino a Erfoud. Arriviamo infine a Merzouga dove ci attende Bandak (fratello del gestore del camping di Ouarzazate) che ci accoglie a casa sua per offrire l’ennesimo te alla menta e pasticcini casalinghi, conosciamo i maschi della sua famiglia ma le donne di casa non si vedono mai). Sistemiamo subito i camper nella proprietà di Bandak. Saldiamo l’altra metà del prezzo concordato a Ouarzazate e organizziamo subito la cammellata nel deserto per assistere al tramonto sulla grande duna. Carovana di dromedari, noi travestiti da Tuaregh con turbante blu, dove la parte difficile è quella di salire e poi scendere da questi strani animali dal passo morbido sulla sabbia. C’è un po’ di foschia, ma lo spettacolo è indimenticabile. Torniamo alla casa di Bandak dove sono già pronte le jeep che ci porteranno al bivacco nel deserto per passare la notte nelle tende berbere.
Carichiamo acqua e pochi bagagli personali e partiamo. È ormai buio e i fuoristrada sfilano sulle dune con destrezza fino a raggiungere, dopo una mezz’ora, il gruppo di tende nel nulla del deserto. Queste sono disposte a quadrato e in mezzo a questo piccola corte sono organizzati i tavoli e i canapè per la cena berbera. Alle 20 vengono serviti gli antipasti e tajin di carne e poi couscous di vegetali. Mangiamo tantissimo fino a scoppiare. Il fresco della notte invita alle chiacchiere ed il cielo nero, pieno di stelle, alla filosofia. Entriamo nelle tende per dormire sui giacigli preparati dagli addetti (camerette separate per coppie, bagno comune fuori ai bordi del campo). Per sicurezza, visto che qualche animaletto gira intorno, mettiamo i lenzuoli monouso sui giacigli. La vita dei berberi del deserto non è proprio questa da turista, dove c’è anche un wc e lavandino con acqua corrente di un deposito occultato sapientemente. Comunque ci illudiamo di viverlo alla stregua dei Tuaregh consapevoli però dei vantaggi del turista dove i disagi sono ridotti al minimo. Nella notte si affaccia anche una volpe del deserto, piccola chiara con enormi orecchie a sventola che attraversa il bivacco. Andiamo a letto stanchi. Parcheggio nel deserto di Merzouga in accampamento berbero. Tende e sabbia, intorno nient’altro. Non è troppo caldo. Dormiamo vestiti e a notte fonda è piuttosto fresco. Km.411
Venerdi 17 porta sfiga dicono, mah! Dormito tutta notte, alle 7 colazione comune in accampamento, a base di latte, te, succhi di frutta, marmellate, yogurt, pane, focaccine e tanta altra roba buona (alla faccia dei berberi veri del deserto), poi alle 7,30 prendiamo i fuoristrada per fare un giro largo nel deserto e vedere alcune cose interessanti: il villaggio (fantasma) abbandonato dove vive una sola famiglia che campa di pastorizia, poi una miniera attiva di ematite, minerale di colore nero, pesante, lucido e liscio al tatto, quindi per una pista assai disagevole ma affascinante arriviamo alle dune cangianti che cambiano colore a seconda della luce del sole. Rientriamo alla casa di Bandak, salutiamo tutti con calore poi prendiamo i camper, attraversiamo il villaggio di Merzouga prendendo verso nord (questo è il giro di boa, adesso la direzione sarà sempre verso nord in direzione di Tangeri).
Percorsi una trentina di km, verso Rissani, Carmine per radio annuncia che il pedale della frizione rimane adagiato sul pavimento della cabina senza rialzarsi più. La pompa della frizione è partita. Camper nuovo di 6 mesi, quindi in garanzia. E’ venerdì, giorno di festa del Ramadam, telefonata di aiuto a Bandak che nonostante la festa fa arrivare un meccanico. Diagnosi: frizione partita, mezzo in garanzia, c’è bisogno del carro-attrezzi. Telefonata alla Fiat in Italia. Carro attrezzi in arrivo per caricare il camper e portarlo in officina autorizzata a Meknes (430km distante!). Sono le 12. Siamo circondati da un branco di ragazzetti che rompono le scatole chiedendo insistentemente soldi, soldi, soldi. Offriamo delle merendine. Le gettano via. Siamo esasperati da questo atteggiamento, la temperatura ha raggiunto i 49° siamo in mezzo a una strada di paese. In qualche modo mangiamo dentro i camper con l’aria condizionata a palla. La temperatura non scende mai sotto i 41°. Siamo in un forno, tappati dentro con il motore acceso in attesa del carro attrezzi.
Alle 15 arriva l’autocarro, ma ironia della sorte, è troppo piccolo per caricare il camper. Dopo varie telefonate con l’officina, annunciano che solo domani mattina alle 8 sarà disponibile un carro-attrezzi più grosso. Disperazione a pensare di passare la notte qui. In qualche modo, spulciando il programma di viaggio, individuiamo un campeggio a una quindicina di km vicino a Erfoud. Carmine, con la 3a marcia ingranata riesce a partire e quindi ci togliamo da questa situazione di emergenza raggiungendo il camping Tifina. Ci sistemiamo pronti per domani mattina. Cena tutti insieme sotto una bella pergola al fresco della sera. Umore generale assai mesto. Temperatura alle 21 è di 35°, sempre clima secco. Parcheggio a Erfoud al Camping Tifina (N31°22’53” W-4°16’17,4”). Campeggio con standard europei (il primo in Marocco), grandi piazzole circondate da siepi ben tenute, elettricità e acqua alla piazzola, palme e eucalipti, pulizia generale. I bagni e le docce calde sono puliti e nuovi. C’è la piscina (pulita), la lavanderia e la zona stenditoi. Insieme a noi c’è solo un gruppo di tre camper di spagnoli, che durante la serata fanno una cagnara del diavolo. Km.78
Ribadisco che il venerdì 17 porta sfiga. La temperatura alle 7 è di 29°. Alle 8,30 arriva il carro-attrezzi che carica il camper di Carmine e Rossella e con i passeggeri a bordo parte per Miknes, distante 430km. Saluti, qualche lacrimuccia e molta tristezza li accompagna. Fra tre giorni, dicono, ci rivedremo con il camper riparato. (sarà una chimera perché il mezzo non sarà pronto che per il 30 d’agosto). Noi, rimasti in quattro equipaggi, partiamo alla volta di Midelt con molta tristezza nel cuore.
Per la N13, passato Erfoud ci fermiamo ad ammirare una curiosità naturale, un geyser freddo in pieno deserto. Il getto d’acqua si innalza per una decina di metri con grande potenza e rumore; a terra una miriade di piccole sorgenti di acqua freschissima riversano rivoli in un solo torrentello che si allontana nella valle. Il terreno intorno, di un bel colore rosso acceso, indica la grande quantità di minerale ferroso contenuto nell’acqua. Proseguiamo fermandoci dopo pochi km alle Source Bleù de Mesky. Oasi verdeggiante percorsa da un torrente di acqua freschissima che poi forma una serie di vasche naturali nelle quali fare il bagno è un toccasana per la calura esterna. C’è anche un campeggio ombreggiato dal palmeto. La guida che ci “cattura” appena parcheggiati i camper, ci accompagna per tutta l’oasi. Pomodori, palme da dattero, mais e foraggio la fanno sembrare un giardino. La temperatura è piacevolissima. Immancabilmente andiamo a finire nel negozio di souvenir del fratello. Trattative estenuanti per non comprare nulla. Alla fine regaliamo qualche maglietta ed un paio di scarpe usate al nostro accompagnatore facendolo felice.
Ripartiamo sostando in un’area di servizio per pranzare. E’ caldissimo. Motore acceso e climatizzatore a palla. La temperatura esterna è di 52°, quella interna non scende mai sotto i 41°. Un forno!. L’aria è rovente. Ma non si suda! Anzi trovando un riparo dal sole non si sta poi tanto male. Siamo adesso nelle gole dello Ziz. Zona montagnosa, completamente desertica. Altopiano sempre oltre i 1500 metri dai colori cangianti dal giallo al rosso al marrone bruciato. I vari passi toccano quote oltre i 2000 metri. Attraversiamo il Tunnel dei Legionari e scendiamo ai 1300 metri dell’altopiano successivo, la temperatura scende rapidamente fino a 25°. Oltrepassiamo Midelt proseguendo per altri 20 km fino al campeggio per trascorrere la notte. Sistemazione e prenotazione della cena al ristorante dell’hotel. Parcheggio a 20 km a nord di Midelt, sulla N13 al camping Timnay con annesso hotel-ristorante. (N32°45’8” W-4°55’10,2”). Ottimo, ombreggiato da pini, elettricità, docce calde (70Dh). La temperatura alle 20 è di 27°. Km 247
Verso Azrou. Sul passo del Col du Zad, a 2176m, la temperatura è di 23°. Proseguiamo sempre sulla N13 fino al bivio per la Route des Cedres dove poco dopo ci fermiamo per osservare l’habit delle bertucce che la abitano. Sono tutte in attesa dei turisti che offrono biscotti pane e frutta in abbondanza, e loro ricambiano con evoluzioni acrobatiche sui rami dei grossi cedri. Riprendiamo la strada sterrata, sono ormai le 12,30 e la temperatura è risalita a 34°, ma è ventilato. Nuova sosta per vedere il Cedro Gouraut, il più alto del Marocco, ma ormai è un rudere rinsecchito alla base del quale ci sono decine di bancarelle che sfruttano la sua notorietà. Per la sosta pranzo ci fermiamo più avanti, siamo sulla N8, al lago Dayet Aoua, all’ombra di grossi pioppi sul lungolago. Piccolo guaio al wc di bordo. Riparata la ghigliottina di chiusura uscita di sede ripartiamo alla volta di Fes.
Prima di entrare in campeggio breve sosta al Marjane per fare rifornimenti alimentari, poi entriamo nel Camping Diamant Vert. Sono le 19 e prepariamo cena dopo aver fatto abbondanti docce a bordo, perché lo standard di pulizia lascia molto a desiderare. Ci accordiamo con il gestore per una guida domani mattina per la visita alla città. Cena tutti insieme sotto i tendalini, la temperatura è sui 34° ventilata, ma c’è molta umidità. Nel cielo nuvoloso qualche tuono, ma niente pioggia. Alle 19,30 finisce il mese del Ramadam, tutti in festa. Alle 23 tutti a letto con i ventilatori accesi. P a Fes al Camping Diamant Vert (N33°58’8,9”W-5°1’7,4”). Ombreggiato con piscina e pratini verdi, ma i servizi sono inservibili. Km.190
Alle 10 arriva il taxi che porta in città dove ci attende la guida ufficiale Mohammed. Vediamo il souk con la sua moschea e la Madrasa, la biblioteca, il quartiere dei conciatori e la tannerie con visita al negozio di pellame e rito del te alla menta, ma non compriamo nulla. A fine mattinata la temperatura è sui 39°. Pranzo in un bel riad fresco e accogliente pieno di tappeti sul pavimento, dove ci portano antipasti e tajin di pollo al limone veramente ottimo e couscous di verdure. Con il taxi della giuda arriviamo fino al forte di Borj Sud in alto sulla collina per vedere il panorama della città. Il solito taxi ci accompagna alla fabbrica di ceramiche dove vediamo la nascita dei famosi piatti smaltati e delle fontane da giardino in mosaico: dai forni alla sala esposizione dove immancabilmente viene offerto il te alla menta. Rientriamo ai camper verso le 16 accompagnati dal taxi. Dentro ci sono 42°, l’aria è caldissima e umida. Cominciamo a stare discretamente verso le 20 quando mettiamo fuori i tavoli per cenare. P a Fes Camping Diamant Vert (115 Dh). Km 000
La notte è stata temperata. Stamani alle 7 ci sono 26°. Partenza verso la costa, direzione Casablanca per andare a visitare la Moschea Hassan II che non abbiamo potuto vedere all’inizio perché in Ramadam. Lungo strada facciamo una deviazione per visitare Volubils, antico centro di origine romana fondata da Augusto e ora importante zona archeologica con resti di notevole interesse. Ci accompagna una guida che soffre il caldo più di noi, abbreviando per quanto può la visita, ma noi insistenti chiediamo spiegazioni. Il caldo adesso è proprio opprimente e sotto i cappelli di paglia il sole cuoce la cervice. Ci sono 45° all’ombra, ma di ombra c’è solo quella delle colonne ioniche. Beviamo litri di acqua per mantenere un’idratazione sufficiente, il sudore non bagna le magliette perché asciuga prima. Pranzo al camper con il climatizzatore acceso.
Arriviamo a Meknes per prendere l’autostrada veloce A2 poi la A3 per Casablanca. Prima della città ci fermiamo al camping Mimosa di Mohammedia. Sul mare la temperatura è scesa rapidamente a 34° e questo ci permette di fare un bel giro sulla spiaggia della cittadina e sulla sua alta scogliera. C’è molta gente che fa il bagno, ma noi ci limitiamo a osservare le grandi onde oceaniche, all’ora di cena mettiamo i tavoli fuori per mangiare tutti insieme al fresco. Parcheggio a Mohammedia al Campimg Mimosa (N33°43’39,2” W-7°20’3”). Ombreggiato ma pieno di tende di stanziali trasformate in villette cittadine con giardino e auto fuori la piazzola. Servizi non utilizzabili. Km.336
Temperatura mattutina 26°. Dormito bene. Partenza per Casablanca alle 8 per evitare il grande traffico. Alle 10,30 entriamo nel gruppo di visita alla moschea di HassanII. Molto bella e imponente sulla spianata in riva al mare, capace di contenere 25.000 fedeli all’interno e 75.000 sulla spianata. Il minareto svetta come un lapis enorme sulla città. Foto di rito sulla spianata fronte mare e poi partenza, direzione nord, autostrada A3. Pranzo in area di sosta autostradale, la temperatura è gradevole. Usciamo a Rabat per vedere la capitale al volo. Traffico caotico, passiamo davanti alle mura della storica medina e oltrepassiamo la foce del fiume per prendere l’autostrada A1 a Kenitra. Arriviamo al campeggio di Moulay Bousselam alle 18,30. Ci sistemiamo fronte mare e ceniamo sotto i tendalini riparati dalla brezza marina carica di umidità. Andiamo a nanna alle 23 stanchi morti. P a Moulay Bousselam al Camping International (N34°52’33,5” W-6°17’18,4”), stesso campeggio di inizio tour. Temperatura sui 25°. Km 264
Nottata fresca, temperatura 23°. Tutto riposo fino alle 11, poi andiamo in paese a fare un giro. Prenotiamo al ristorante con terrazza sul mare e alle 13 siamo seduti davanti ad un bel piatto di pesce fritto freschissimo con patatine, acqua e te alla menta per finire. Il tutto per meno di 90Dh a testa. Rientro ai camper verso le 15. Riposo completo fino all’ora di cena. Protetti dalla brezza marina, sotto i tendalini chiusi con dei teli, passiamo una bella serata. Temperatura 25°. Parcheggio a Moulay Bousselam, stesso campeggio. Km.000
Sveglia mattutina. Con tutta calma facciamo le operazioni di carico e scarico e poi partiamo che sono ormai le 11. Direzione nord Tangeri, autostrada A1, imbarco serale. Sosta alla periferia di Tangeri per spendere gli ultimi dirham al Marjane. Al rientro ai camper la sorpresa,….. nel nostro garage di bordo scopriamo due giovani intenti a derubarci. Gran confusione riusciamo a fermarne uno. Al mio grido di Police…!Police…! si raduna una piccola folla di marocchini che vogliono picchiare il malcapitato, breve colluttazione, ma poi visto che non ha avuto il tempo di rubare nulla, dietro nostra insistenza lo lasciano andare facendoci le scuse a nome di tutto il Marocco per l’increscioso incidente che discredita i marocchini onesti. Partiamo un po’ scossi dell’accaduto, ma comunque così è la vita.
Riprendiamo l’autostrada A1 fino a Tangeri Med. Operazioni doganali assai rapide. Con sorpresa c’è una nave che parte alle 20. Non era in programma, ma ci mettiamo in fila. Paolo entra a bordo, ma noi tre rimaniamo in banchina perché, dicono, troppo alto il camper. Aspettiamo quello successivo, più grande che partirà alle 11,30. Sbarchiamo a Algeciras che per effetto dell’orario in avanti di due ore sono ormai le 2,30 di mattina. Ci spostiamo subito a Palmones nel parcheggio vicino al Mc Donald dove Paolo è arrivato tre ore fa e finalmente alle 3 tutti a nanna. P a Palmones (N36°10’58,6” W-5°26’19,3”) vicino a Algeciras, in una piazza grandissima, la solita dell’inizio del tour. Km.192
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