Capodanno 2011
- Il traghetto va diretto a Tunisi senza scalo
- Ma parte con tre ore di ritardo
Inizio a scrivere questo racconto di viaggio seduto ad un tavolino nell’oasi di Ksar Ghilane. La temperatura è primaverile, sotto le palme solo sabbia finissima, come polvere meravigliosa; il paesaggio è da sogno, e il sole diventa subito caldo.
Ma torniamo un attimo al 29 dicembre:
29 dic. 2010
Siamo nel Lazio e pronti a partire, è mattino e dal rubinetto della fontanella in giardino una stalattite di ghiaccio impedisce la fuoruscita di acqua, come se ci fosse stato bisogno di ricordarci che da giorni e giorni continuava a piovere ed esserci un freddo davvero invernale.
Fatto rifornimento, partenza verso Civitavecchia. Arriviamo con largo anticipo al chek-in del porto. Ci dicono che la nave è in ritardo di 2 ore e mezzo.
Sul molo, incolonnati, ci sono auto di tunisini che straripano di ‘bagagli’: mobili, condizionatori, motociclette e … La fila accanto sono tutti camper italiani, la maggior parte organizzati da un camper club.
Saliamo a bordo e la nave ‘Minoan’ della Grimaldi poco dopo parte.
Il mare è proprio liscio come un olio, traversata tranquilla, cabina abbastanza silenziosa e confortevole.
Sbarco a Tunisi
30 dic. 2010
- Il traghetto arriva prima del previsto
Ci alziamo a colazione, alle ore 11 siamo a Tunisi. Ore 12 sbarco, in coda per la dogana: dopo numerose file e ripetuti, identici controlli, cambiamo i soldi e alle ore 15 siamo finalmente liberi di andare.
Giriamo un po’ a caso nel centro abitato della Goulette, poi programmo il navigatore e imbocchiamo l’autostrada. Al primo distributore facciamo rifornimento, costo gasolio 1,010 Dt al litro. Paghiamo con la carta di credito e ci dirigiamo verso sud. Passiamo 2 o 3 caselli, pagando ogni volta da 0,7 a 1,5 Dt. Ma al successivo casello prendiamo il biglietto di entrata. Velocità di marcia attorno ai 100-110 km all’ora. Ma siamo in Tunisia? Il paesaggio non è tanto diverso da quello siciliano. Si fa buio e alla prima stazione di servizio ci fermiamo per la notte.
Giro delle oasi e del lago El Jerid: 1° giorno
1 gen. 2011
- le oasi e i villaggi verso l'Algeria
Con Domenico, Donatella Leopoldo e Martina decidiamo di fare il giro delle oasi completandolo con il giro del lago salato Chott El
Jerid.
Partiamo per Zaafrane, qui ci fermiamo alla Carovan Station, dove è possibile fare un giro tra le dune in sella a dromedari: ci forniscono il vestiario da berberi e saliamo sui dromedari.
Al comando della guida, uno alla volta i dromedari si alzano con noi sopra, la loro andatura è veramente straordinaria: i loro movimenti sono eleganti e mettono in mostra
la loro perfetta integrazione all’ambiente desertico, il loro passo felpato con un piede molto largo consente a questi animali di muoversi con poca fatica sulla sabbia.
Il dromedario che mi sta trasportando è decisamente il più rumoroso e scherzosamente dico a tutti che ha bruciori di stomaco.
Raggiungiamo i camper e ci avviamo in direzione di El Faouar, il paesaggio è affascinante, intorno sabbia, dune, e ogni tanto palme. Arriviamo al bivio con la strada c210. Sono ormai le 14 e ci fermiamo per mangiare. Scattiamo qualche foto della distesa completamente piatta ai margini del lago salato. Due in motorino (è il mezzo di trasporto più usato insieme alle carrozze trainate da un asino) si fermano, uno ci fa capire che ha fastidio agli occhi per il vento (qui nessuno usa casco e visiera) ho un paio di occhiali da sole in più e glieli regalo,
lui contento saluta e se ne va.
Riprendiamo il viaggio. Incontriamo villaggi ben diversi da quelli che abbiamo visto finora: poche abitazioni di forma a parallelepipedo, niente negozi e tanti giovani a spasso senza far niente. Quello che colpisce di questo paese è il numero elevato di giovani rispetto agli anziani, l’opposto che in Italia.
Arrivati al confine algerino, appena passata Matronga o Maatoug, incontriamo un posto di blocco militare che ci chiede i passaporti. Registrano i nostri dati e ci lasciano passare.
La strada ora è tutta dritta, deserto cespuglioso e piatto sia a destra che a sinistra, si può correre quanto si vuole: di qui non transita nessuno. Unico limite alla velocità l’asfalto molto rugoso che fa vibrare tutto il camper.
Avvistiamo alcuni dromedari con i piccoli che transitano vicino alla strada. Ci fermiamo per fotografarli: i più piccoli hanno un mantello biancastro e ci guardano intimoriti nascondendosi tra le gambe della loro madre. Non riusciamo ad avvicinarci più di tanto perché si allontanano nella steppa.
Ripartiamo sempre in direzione nord, a circa metà strada vediamo in lontananza un forte militare tunisino, in sua corrispondenza sulla nostra strada una garitta e un altro posto di blocco. Ci fermano e anche qui ci chiedono i passaporti, poi ci lasciano andare.
Ad Hazoua il paesaggio cambia, ci allontaniamo dal confine algerino in direzione di Nefta.
Incomincia a far buio, ma decidiamo di proseguire fino a Tozeur in un campeggio piuttosto bruttino (un’area recintata sterrata con cancello in lamiera). Parcheggiati i camper, andiamo a visitare un ambiente con percorso guidato ricco di suoni ed effetti luminosi ispirato alle favole arabe: le mille e una notte…
Giro delle oasi e del lago El Jerid: 2° giorno
2 gen.2011
Partenza per il
lago salato: scenario surreale in una distesa bianchissima e completamente piatta fino all’orizzonte. Ci fermiamo per far fotografie nei pressi della carcassa di
un autobus abbandonato nel nulla della distesa bianca ad un km dalla strada.
Tiro fuori la mia mountainbike e mi dirigo verso il rottame.
Tornato al camper ci rimettiamo in viaggio, passiamo la zona in cui si estrae il sale, anche qui il paesaggio è particolare, ci sono delle sculture fatte con il sale tra cui
perfino un dromedario.
Passato Kebili ed arrivati a Dous, giriamo prendendo la strada verso Matmata.
Anche qui l’asfalto è rugoso, non ci sono buche ma le ruote trasmettono una vibrazione a tutto il camper.
Nei lunghissimi rettilinei tocchiamo anche velocità intorno ai 100 km/h, la strada è libera dal traffico, di tanto in tanto incontriamo colonne di fuoristrada di ritorno dalla zona desertica. Nel nostro viaggio abbiamo
più volte incontrato diverse volte colonne di camper italiani organizzati dai camperclub, ma girato il bivio per Ksar Ghilane sulla strada c211 qui nessuno dei camperclub ci si avventura, più tardi capiremo perché.
La strada pur rimanendo rettilinea, diventa meno piatta, con frequenti sali e scendi che impediscono di vedere cosa c’è dietro la collina. Superiamo un punto ove una grossa ed insidiosa buca restringe la strada;
ora siamo a Bir Soltane inizio di un percorso sterrato per un camping posto a 4 km di distanza. Il sole tramonta e ben presto scende l’oscurità, mancano ancora una trentina di km alla meta. Riduciamo la velocità per
il buio ed arriviamo al bivio che indica a destra per Ksar Ghilane. Secondo il garmin mancano ancora 14 km al campeggio. Prima di partire mi ero premunito di caricare i POI dei campeggi sul navigatore, circostanza che anche qui c’è stata particolarmente utile.
Ormai è buio pesto, finisce la strada asfaltata e il paesaggio è ugualmente
brullo e piatto a 360°, se non fosse per la direzione che ci dà il navigatore, non si capirebbe dove
è la strada. Qui non c'è l'erba a delimitare le strade sterrate.
Arriviamo in un posto ove si vedono alcune case sparse ma completamente al buio non c’è nessuna luce. Il navigatore ci indica di voltare a destra, giriamo, ma fatte alcune decine di metri mi accorgo
che siamo finiti in mezzo ad un branco di dromedari! Bramiscono, manifestando apertamente di non gradire
di avergli turbato il sonno. Incomincio ad aver dubbi che la strada sia giusta, mi fermo.
E’ buio assoluto, nemmeno un lumino in lontananza che ci indichi dove sia il campeggio. Sulla sinistra scorgo un muro e dietro delle sagome quadrangolari. Le scambio per camper allineati: forse il campeggio è lì! Ritorniamo indietro con i camper nel punto
dell'ultima svolta e ci dirigiamo verso quello che sembra il villaggio. La strada diventa più accidentata ed alcuni abitanti del posto ci fanno segno di no! Scendiamo per chiedere informazioni e ci confermano che la direzione che avevamo presa prima era quella giusta.
Ripassiamo in mezzo ai dromedari, sullo sterrato sassoso. A destra ci sorpassa un fuoristrada, seguo l’indicazione del navigatore che ci fa scendere per una collinetta. Ora si risale leggermente e sorpresa! La spia ASR nel cruscotto lampeggia vistosamente: è il sistema antipattinamento ruote che è entrato in funzione. Siamo sulla sabbia! Non bisogna perdersi d’animo
ma continuare dosando il gas in maniera da sfruttare al massimo la potenza a
bassi regimi del motore, e proseguire con la seconda marcia: se ci si ferma non si riparte più!
Piano, piano, usciamo dalla zona sabbiosa e superato un dosso siamo fuori.
Il primo pensiero va a Domenico che segue con il suo motorhome anche lui su meccanica Ducato: Ce l’avrà fatta? Fermo il mezzo e scendo, guardo dietro: buio assoluto! Poi, due luci fioche sembrano spuntare dietro il dosso, ecco i fari che spuntano: evviva ce l'ha fatta anche lui!
Siamo entrati nell’oasi, intorno a noi si intravvedono nell’oscurità le palme. Arriviamo in fondo alla strada: navigatore ed indicazioni concordano che bisogna girare a destra. Poi percorso il rettilineo si vedono in fondo delle luci. Ci fanno cenno di entrare a destra nel campeggio che è nel palmeto. Qui abbiamo tutto lo spazio che vogliamo, si può anche attaccare la corrente. E’ un campeggio da sogno, sotto le palme ed intorno le dune ed il deserto.
4 gen. ’11
- villaggio Ksar Ghilane e Matmata
Partiamo verso le 10,30 dal camping. Passiamo di slancio il tratto sabbioso in seconda. Poco sopra salito il colle, ci fermiamo nel punto in cui dormivano i dromedari e scattiamo qualche foto. Arriva verso di noi una bambina scalza sullo sterrato pietroso. Apro il gavone e
le regalo alcuni vestiti con disegni ricchi di brillantini, Domenico le infila dei sandaletti. È contenta, arrivano dal villaggio altri bambini e poco dopo una giovane donna molto bella, presumendo che sia la madre porgo questa volta a lei altri vestiti scegliendoli fra i più belli. È visibilmente stupita del dono.
La salutiamo e risaliamo sui camper per partire.
Di nuovo la strada asfaltata sconnessa, ogni tanto ci fermiamo per scattare qualche foto. Incontriamo un branco di dromedari al pascolo che attraversa la strada. Arrivati al bivio per la strada c105 giriamo a destra per Matmata.
Il paesaggio cambia, non più strade rettilinee nel deserto, ma paesaggi collinari con la strada che si inerpica ricca di curve.
A Matmata ci fermiamo a mangiare ad un ristorante, poi con una guida locale iniziamo a visitare le tipiche abitazioni scavate sotto terra. Non c’è dubbio che in quei climi è l’abitazione più adatta.
Finita la visita e pagato l’accompagnatore, nuova distribuzione di vestiti ai ragazzi del posto che ce lo chiedono. Poi partenza per Medenine. Ma prima di arrivare alla città, Domenico decide di anticipare il rientro verso Tunisi, lui ha il traghetto il 6, due giorni prima di noi. Un commosso abbraccio per aver passato splendidi giorni insieme con lui, Donatella e i figli e a malincuore ci separiamo.
La nostra destinazione è l’isola o penisola di Djerba. Arriviamo sulla strada che unisce l’isola alla terraferma che è ormai buio. La strada fu costruita dall’imperatore Tiberio durante il dominio di Roma.
Mi affido al navigatore che mi guiderà ad Houmt Souk, in un parcheggio situato presso la fortezza sul mare nella zona turistica della città. Ci fermiamo lì la notte.
5 gen. ’11
Al mattino facciamo una passeggiata in città, prima di arrivare nel souk, passiamo una zona degradata, in tutte le città abbiamo trovato queste zone abbandonate con edifici che sembrano lasciati così dall’ultima guerra, con calcinacci e rifiuti. Dopo aver comprato qualcosa di artigianato locale, torniamo nella zona turistica, ritiriamo qualche soldo ad un bancomat e ripartiamo con il camper.
Ci spostiamo appena fuori città in una spiaggia seguendo una stradina fino ad un bar. Qui tiriamo fuori le sdraio e sulla sabbia ci godiamo il sole caldo.
All’ora di pranzo passano due tunisini con il cavallo che ci chiedono se vogliamo fare un giro. Gli diamo appuntamento dopo pranzo alle 14:
Elisa cavalcherà un’ora a 20 dt.
Alle 14 insieme ad altri turisti, Elisa parte nella sua più bella passeggiata a cavallo della Tunisia. La spiaggia è ampia ed è tutta loro, al trotto e al galoppo, poi tornano al passo.
Poi partiamo per fare il giro dell’isola passando per la costa sud. È molto turistica, quasi completamente occupata da alberghi. Rimangono liberi solo alcuni tratti di costa, ove ci si può fermare con il camper a ridosso della spiaggia. In diversi punti è possibile noleggiare quad o fare giri in dromedario o cavallo.
Lasciata l’isola di Djerba ci avviamo verso Gabes ma quando vi arriviamo è ormai notte. Abbiamo programmato il navigatore
per raggiungere un campeggio. Gabes però ha un aspetto di città industriale e il posto dove dovrebbe essere il campeggio è in un quartiere degradato. Decidiamo di andar via di lì. Usciamo dalla città e ci fermiamo al bivio per Gafsa in corrispondenza del distributore ove avevamo fatto gasolio all’andata. È un posto rumoroso, ma illuminato e poi abbiamo fatto conoscenza con il gestore che è stato a lavorare in Italia.
6 gen. ’11
- Città interessante e gente accogliente
Partiamo per Kairouan, la strada è buona e la percorriamo in fretta; verso le 11 siamo in città. Il navigatore è impostato per l’hotel Continental ove da resoconti di viaggio si può sostare dentro
il suo cortile. Arrivati all’hotel, Paola scende per vedere se possiamo entrare. Lì incontra su un motorino che esce dall’hotel Ben.Slama.Tahar Omrane. Parla bene l’italiano ed ha appena fatto da guida ad una carovana di camper italiani che stanno uscendo in quel momento dall’hotel. Ci offre di guidarci ad un campeggio governativo che fa prezzi dimezzati rispetto all’hotel, è sempre recintato: sosta, acqua, scarico wc elettricità a 12 dt al posto delle 20 dell’albergo. Accettiamo, lo seguiamo lui in motorino e noi con il camper dietro.
Arriviamo al lato opposto del centro città, è impossibile arrivare lì, da soli, senza l’ausilio del navigatore al Camping Maison Janou non c’è nessuna indicazione in francese, solo in arabo. Entriamo e parcheggiamo accanto ad altri due camper di Ancona.
Facciamo subito rifornimento d’acqua essendo il serbatoio ormai vuoto. Sono tutti gentili e si fanno in quattro per aiutarci, ma di certo il camping non è predisposto per i camper. Per fare acqua occorre attaccare il tubo ai gabinetti che però hanno l’attacco da ¾ e non da ½ come normalmente c’è nei campeggi.
Mi consegnano un loro tubo e facciamo acqua. Poi per l’allaccio elettrico occorre passare il cavo da una finestra ed entrare in una sala TV, lì ci sono delle prese attacco francese.
Visita della città con Omrane
Omrane, ci ha riferito che sono scoppiati disordini in una città tunisina, ma ci rassicura che in questa città si può stare tranquilli.
Sousse, Herba, Hammamet, Kelibia
7 gen. ’11
- Belle le spiagge, a Korba zone umide con fenicotteri rosa.
- Litorale quasi completamente colonizzato dagli alberghi.
Dovremmo visitare la grande moschea ma al contrario di quella che visitammo anni fa a Gerusalemme quella di Al-Aqsa non è possibile per i non musulmani entrare nell’edificio ove si prega, ma solo nei giardini interni. Vale sicuramente la pena di visitarli, ma decidiamo di rimandare la visita ad un altro viaggio e partire per Sousse, vogliamo incominciare ad avvicinarci a Tunisi perché domani abbiamo il traghetto per il ritorno.
Arriviamo a Sousse in tarda mattinata. La città è molto turistica piena di alberghi sulla costa che contrasta con la povertà vista nelle zone interne. Parcheggiamo il camper sulla strada che costeggia l’ampia spiaggia di sabbia bianca.
Passeggiando nel lungomare si incontrano spesso italiani che sono in pensione e passano un periodo più o meno lungo godendosi il caldo sole. Cambiamo alcuni soldi in dt e ripartiamo. Arriviamo ad Herba e ci fermiamo poco prima della città sulla spiaggia per il pranzo. Il mare è pulito e il posto nella stagione balneare deve essere sicuramente splendido. Dopo pranzo ripartiamo ed arriviamo ad Hammamet. La città è anche questa molto turistica con molte ville e alberghi. Proseguiamo in direzione di Korba, vogliamo vedere la costa. Incontriamo alcune zone umide piene di fenicotteri.
Siamo arrivati a Kelibia, incomincia a far buio. La nostra intenzione è di cenare ad un ristorante e fermarsi la notte nel suo parcheggio. Incontriamo il Ristorant Horizont Bleu, grandi reti da pesca formano una scenografia marinara
che avvolge gli spazi esterni. Scendiamo dalla strada e parcheggiamo, siamo abbastanza in piano. Ci fermiamo. La sera una romantica cena a luce di candela, mangiando brik ai frutti di mare, spigola e calamari.
Tutto molto buono e poco costoso.
Cartagine
8 gen. ’11
- Ville su sito archeologico.
Al mattino riprendiamo il viaggio verso Tunisi. Il paesaggio è molto verde e simile a quello della nostra Sicilia. Ma a mano a mano che ci avviciniamo a Tunisi, diventa meno interessante e molto urbanizzato con strade trafficate. Arriviamo a
Cartagine, vogliamo visitare quello che resta dell’importante città che contendeva a Roma il predominio del Mediterraneo. Sappiamo dalla storia come finì la contesa con Roma, ma la grossa distruzione delle rovine di questa civiltà più che
dai Romani e Vandali è stata causata dai ricchi moderni che hanno edificato le loro ville sopra i resti dell’antica città distruggendo per sempre quello che era
rimasto ancora sepolto, procurando un danno inestimabile all’intera umanità.
Finita la visita al sito cartaginese, facciamo visita a resti di ville romane,
un anfiteatro e alle bellissime terme. Incomincia a calare il buio e ci
dirigiamo verso il porto della Goulette. Arrivati al parcheggio prima dell’ingresso del porto ci fermiamo: è pieno di camper italiani che sono in attesa di entrare per l’imbarco. Facciamo il check-in ed entriamo. Ci mettiamo in coda, l’area doganale è ancora chiusa. Aspettiamo un paio di ore poi finalmente si apre il cancello e incominciamo ad entrare. Le solite lungaggini burocratiche doganali con numerosi e ripetuti controlli ai passaporti e al camper e poi in coda alla banchina. Il traghetto è in ritardo e deve ancora arrivare. Sono ormai le 23, l’ora della partenza, quando arriva il traghetto. Dopo un’altra ora ad aspettare che scendano tutti,
finalmente saliamo.
La compagnia scelta per il ritorno è diversa rispetto all’andata è la GNV l’arrivo però è sempre a Civitavecchia.
Il ritorno
9 gen. ’11
- Controlli della dogana che bloccano il traghetto per 9 ore.
Al mattino apprendiamo che siamo ancora lontani dal porto di Palermo ove deve fare scalo. Arriverà alle ore 12.
A Palermo si è fermato 9 ore in porto prima di ripartire per Civitavecchia.
A causa dell'assurda legge Bossi-Fini sull'immigrazione, ci hanno costretto a rimanere fermi in attesa che 4 (di numero) poliziotti controllassero i passaporti e i permessi di soggiorno di 700 tunisini che dovevano sbarcare a Palermo. Mezzo traghetto era occupato da una fila di uomini, donne e bambini che hanno atteso in piedi per 4 ore
prima di poter scendere.
Sarebbe bastato farli accomodare a terra in area doganale e controllare i loro documenti, lasciando proseguire il traghetto per Civitavecchia, ma questo la legge non lo consente.
Alla fine solo 2 non erano in regola e sono stati respinti lasciandoli sulla
nave.
Abbiamo parlato con il maresciallo che sfinito ci ha confessato di non farcela più dopo ore e ore a controllare documenti e che questa è la norma.
Tra i Tunisini ci sono state persone che per l'attesa in piedi si sono sentite male.
E' disumano per un paese civile un simile trattamento.
A Civitavecchia siamo arrivati con oltre 10 ore di ritardo, abbiamo passato due notti sul traghetto invece di una.
Chilometri percorsi in Tunisia: 2.200
Spesa totale, traghetto con cabina, campeggi, gasolio, svaghi, ristoranti...:
1.500 €